mercoledì 29 aprile 2015

EAP Editori a Pagamento, ma non solo


Prima di cominciare a pubblicare (non a pagamento) ho rifiutato, con fastidio, molte proposte di EAP.

Pur ancora convinto che pubblicare a pagamento sia sbagliato e significhi nel 99% dei casi buttare via un po' di soldi per "giocare a fare lo scrittore", con l'aumentare della mia consapevolezza di come funziona il mondo dell'editoria in questo paese, anch'io mi sto convincendo che l'EAP sia solo UNO dei problemi del sistema e non IL problema per eccellenza, come credevo un tempo.

A parte il fatto che il proliferare della realtà dell'auto-pubblicazione (alla portata di tutti con "Amazon" o "Il mio libro") può erodere non poco il pubblico dei "clienti" degli EAP (specie se si tratta di aspiranti scrittori giovani e informatizzati), se anche domattina sparissero magicamente tutti gli EAP, non per questo il sistema editoriale italiano diventerebbe virtuoso e premiante per gli scrittori dotati di talento.

La selezione dei testi da pubblicare da parte di editori piccoli e grandi risente sempre di più dell'imperativo di vendere, vendere, vendere, per cui troppo spesso non sono la qualità, il talento e l'originalità a essere premiati (anche se, per fortuna, si pubblicano ancora diversi buoni romanzi). Che poi, a volerla dire tutta, è un problema a due facce. Da un lato gli editori propongono troppo spesso cazzatine di facile lettura, dall'altra molti lettori comprano solo cazzatine di facile lettura.

Qualcuno in vena di analisi sociologiche da sala d'attesa del dentista, direbbe che è la società in cui viviamo a essersi culturalmente impoverita, anche grazie a decenni di televisione orripilante e film sempre più banali. Il tutto in mancanza di un serio contraltare, scuola compresa: agenzia educativa in caduta libera. Per cui l'Editoria è semplicemente lo specchio della pochezza culturale della società.

Sia quel che sia, è di tutta evidenza che oggi una stellina della Tv con una biografia pruriginosa o un calciatore analfabeta hanno molte più probabilità di approdare in libreria di me o di voi.

Dopo di che, se è vero che è molto difficile per chi pubblica con i piccoli editori arrivare nelle librerie, la realtà è che anche arrivarci può non contare moltissimo. Ho avuto modo di parlare con autori pubblicati da Mondadori, Feltrinelli % Co. che, alla fine, non hanno venduto molto più (se non addirittura meno) di quello che ho venduto io che pubblico con un piccolo editore (molto ben distribuito, a dire il vero). Per il semplice fatto che i loro romanzi non hanno beneficiato di promozione, fosse anche intesa banalmente come un posto ben in vista sugli espositori della libreria (che nelle grosse librerie spesso si pagano, ricordatevelo).

Quello che fa vendere i libri, nel 99% dei casi (salviamo un 1% di casi di libri che diventano popolari tramite il misterioso fenomeno del passaparola), è: A) il fatto che l'autore sia un personaggio famoso o B) un importante investimento promozionale.

Ogni anno vengono pubblicati migliaia e migliaia di romanzi. Quante concrete possibilità ha un autore che cerca di promuoversi coi propri mezzi (e cioè con qualche presentazione e la presenza sui social network) di vendere più di qualche centinaio di copie? Pochissime.

Il lettore più accanito non può arrivare a leggere che qualche decina di titoli l'anno. Con ogni probabilità finirà per pescare le sue letture tra quel centinaio di titoli di cui "si parla", cioè che vengono proposti  in TV o sui giornali o sui blog più importanti. Capiterà anche che legga qualche "sconosciuto", ma raramente.

Una realtà che l'aspirante scrittore deve focalizzare. Per non crearsi aspettative irragionevoli.

Possibili soluzioni? Sono troppo cinico se dico: "realisticamente nessuna"?

A meno di ritrovarsi a essere l'autore di quell'uno per cento di romanzi che, misteriosamente, riescono a girare lo stesso, nonostante la mancanza di investimenti promozionali, grazie al "passaparola" (che deve pur sempre essere innescato e sostenuto da blog e da lettori che su internet hanno un certo seguito e una certa credibilità e, quindi, pur sempre da un'attività di promozione, sia pure non pagata).

Ah, dimenticavo un "piccolo" particolare: sarebbe preferibile che il romanzo che si cerca di mettere in luce non faccia esattamente schifo.
 
PAPA' HO UN'IDEONA! FACCIO I SOLDI CON I LIBRI!!!
 

mercoledì 22 aprile 2015

IL TEMPO


Il tempo è uno strano strumento: suona, ma non ha note.

Il tempo è silenzio da modulare; si piega ai fatti e alle circostanze.

Il tempo è una coperta bagnata di pioggia che aderisce al corpo e pesa, ma anche soffio di vento che solleva un delicato, leggerissimo velo.

Il tempo è soprattutto emozione.

Un minuto può essere eterno e un giorno un frullare d’ali.

Non c’è modo di accettare che un minuto abbia sempre la medesima lunghezza; che un giorno sia sempre uguale a se stesso.

Gli orologi ci provano a convincerci, ma è dura credergli. L’evidenza delle emozioni li smentisce. Gli orologi sono burloni e scorretti: rallentano e accelerano di nascosto, a nostra insaputa, per pura cattiveria.

Quando soffriamo quasi si fermano, in perfido ascolto.

Quando siamo felici corrono, fuggono, rubano ore a piene mani, ficcano mattine e pomeriggi e notti in un misterioso sacco che poi interrano ai piedi di un castagno, nel bosco.

Questo cercano gli gnomi delle foreste: i sacchi pieni del nostro tempo felice, dei minuti sottratti, delle ore trafugate, dei giri di lancette saltati, dei ticchettii che non hanno mai risuonato, del vibrare di pendole che han scordato di battere e dello zufolare di cucù afoni e immobili.

Li portano nelle loro caverne umide e tristi e ne slegano le bocche serrate, le spalancano e lasciano fluire il tempo della felicità degli esseri umani e lo respirano, se ne riempiono i polmoni, come tossici che aspirano i vapori di qualche droga impalpabile e mortale.

Il tempo è uno strano compagno, sempre al nostro fianco, dal primo vagito all’ultimo rantolo, senza mai esserci davvero amico, senza mai essere complice.

Il tempo disegna rune sul cuore, segni misteriosi di paura e dolore.

Il tempo colora d’arcobaleno i pensieri, marchi indecifrabili di felicità passeggere.

Il tempo è uno strano strumento. Ha una musica priva di note.

Non c’è modo di imparare a suonare.

 
EHM... MI SONO AVANZATI "UN PAIO" DI PEZZI...