mercoledì 10 aprile 2013

TERRONI

Sto finendo di leggere TERRONI, di Pino Aprile (Piemme Edizioni).
E sto finendo di incazzarmi.
Di cosa parla TERRONI? Della Questione Meridionale. Vista dalla parte dei meridionali.
Piccola precisazione: io sono nato in Veneto. Non parlo da meridionale. È da italiano che mi sento incazzato.
Pino Aprile scrive cose che in qualche modo avevo già letto e sentito, ma in maniera episodica, magari nel contesto di altri discorsi. Leggerle invece tutte in fila, in un libro dichiaratamente provocatorio  (ma ben documentato), dedicato proprio a questo argomento, è un’esperienza choccante, dolorosa.
Volendo sintetizzare fino all’osso, cosa dice Aprile?
Risponde fondamentalmente a due domande.
Prima domanda: è vero che il sud è sempre stato arretrato rispetto al nord?
Se guardiamo i dati ufficiali sulla ricchezza pro capite, la capacità produttiva e la realtà economica alla data dell’Unità d’Italia, la risposta è NO. Nel 1860 il sud NON era più povero e arretrato del nord. La Campania, in particolare, era più ricca e progredita della Lombardia e del Piemonte (Napoli era la terza città d’Europa e Milano e Torino seguivano a diverse incollatura di distacco) e regioni settentrionali come il Veneto o la Valle d’Aosta se la passavano decisamente peggio della Puglia o della Sicilia. Perciò l’affermazione, generalmente data per scontata, che il Sud si trascinerebbe un’atavica e connaturata incapacità di progredire economicamente, è una balla. Una bugia che ai leghisti piace ripetere. Ma priva di fondamento. Una cazzata, appunto.
Seconda domanda: visto che dopo soli 30 anni dall’Unità d’Italia il nord aveva fatto un significativo salto in avanti, mentre il sud era rapidamente precipitato in una situazione di diffusa povertà (infatti solo intorno al 1880 comincia il fenomeno, prima praticamente inesistente, dell’emigrazione), CHI è il responsabile dell’impoverimento del sud e, quindi, della cosiddetta Questione Meridionale? La risposta è: IL NORD.
Chiunque guardi ai dati di fatto e vada a documentarsi seriamente su cosa è successo a partire da quegli anni, non potrà che allargare le braccia e dire: “porca miseria… è vero!”
Badate bene, non sto dicendo che nel 1860 il sud fosse ricco, evoluto e illuminato e il nord povero e retrogrado; infatti i vari stati e staterelli italiani preunitari erano tutti in una situazione di netto ritardo economico rispetto a paesi come Regno Unito e Francia: Se però ne volessimo individuare uno messo un po’ meglio degli altri, questo sarebbe sicuramente il Regno delle Due Sicilie e non il Regno Sabaudo.
Chiaramente bisogna avere la mente sgombra da pregiudizi razzisti e da convinzioni politiche preconfezionate. Quindi per moltissimi questo salto culturale risulterà impossibile.
Lo so che i libri di storia raccontano tutt’altro. Ma i libri di storia sono scritti dai vincitori e nel 1860 - nonostante le favole tramandate dalla retorica Risorgimentale – quella che è stata chiamata Unità d’Italia è stata in realtà una guerra di conquista che il Piemonte dei Savoia ha fatto per mettere le mani sulle ricchezze del Regno delle Due Sicilie, governato dai Borboni.
Il Piemonte e il nord hanno vinto. Il Piemonte e il nord hanno decretato cosa dovevano (e cosa non dovevano) raccontare i libri di storia.
Cosa c’è di solito dietro le guerre? I soldi, l’economia! Bravi, risposta esatta, vedo che siete ragazzi svegli.
Nel 1860 il Regno Sabaudo era in rovina: le casse dello stato erano prosciugate e l’equivalente di quelli che oggi chiamiamo titoli di stato, emessi dal Piemonte, valevano una pipa di tabacco (erano sotto il loro valore nominale) e non li voleva nessuno. Invece (toh, sorpresa!) quelli emessi dal Regno delle Due Sicilie valevano più del 120% del loro valore nominale, al punto che persino il Regno Unito ne faceva incetta. Per questo il Piemonte cavalca le aspirazioni unitarie di una fetta (a ben vedere ridotta) della nascente borghesia e degli intellettuali della penisola e si attiva per risolvere i propri guai. Mancano i soldi? Il Sud ha riserve auree e denaro circolante ben superiori? Perfetto! Andiamo a prenderle!
Garibaldi? Beh sì, serviva anche qualcuno che guidasse la spedizione militare. Ma in questa storia conta molto più la Massoneria che Garibaldi. La conquista del Sud è operazione decisa a tavolino, sul piano diplomatico, mediante accordi con la Francia e la Gran Bretagna (che voleva i Borboni fuori dall’Italia e, soprattutto, la marina mercantile dei Borboni fuori dalle balle), realizzata  mediante una diffusa corruzione dei vertici militari dell’esercito borbonico, mediante promesse a signorotti e nobili locali e mediante accordi con la Mafia.
Fin da quando facevo le medie la storiella mi sembrava difficile da accettare: Garibaldi parte con 1000 disperati (ai patrioti idealisti erano mescolati molti delinquenti comuni o avventurieri prezzolati, lo sapevate?) e in pochi mesi ha ragione di un esercito di 100.000 uomini… Grazie a cosa? Alla “sollevazione popolare”? Ma se molte popolazioni si sono sollevate CONTRO i garibaldini! E come mai la marina Borbonica, una delle più potenti del mondo, si consegna al nemico quasi senza sparare? E come mai i reggimenti  borbonici, quando ingaggiano battaglia con le disorganizzate truppe garibaldine, in molti casi (sono state davvero poche le battaglie “vere”, inutile prendersi in giro), dopo pochi, formali, scambi di fucileria, si arrendono? Perché reggimenti di migliaia di soldati depongono le armi davanti a poche centinaia di “guerriglieri” male armati in camicia rossa?
Ma vi pare? E’ chiaro che i generali borbonici hanno venduto i loro reparti (pare gli fossero state promesse somme favolose che però poi, in molti casi, non furono pagate!).
La cosa, però, che più fa accapponare la pelle è scoprire cosa hanno combinato le truppe Piemontesi, subito dopo l’Unità d’Italia, in quei paesi del Sud che hanno provato a ribellarsi. Perché, anche se i libri di storia non lo raccontano, sono successe cose atroci, incredibili. E non in pochi casi eccezionali, ma in modo diffuso e sistematico. Una quantità impressionante di morti. Paesi rasi al suolo, fucilazioni sommarie, stupri (non sono mica un’invenzione recente!), deportazioni, prigionia. Fino ai campi di concentramento. Sissignore. Furono istituiti veri e propri campi di concentramento al nord dove furono deportati migliaia di prigionieri, dissidenti, ex soldati borbonici.
Non sono farneticazioni. Magari lo fossero! Leggete TERRONI, leggete i testi da cui Aprile trae le sue notizie.
E i passi che impressionano di più sono le testimonianze, tratte da corrispondenze private o da interrogazioni parlamentari, degli uomini che avevano fatto l’Unità d’Italia, da cui traspare tutto lo sconcerto e talvolta quasi il “pentimento” per quello che avevano contribuito a realizzare. Perché in quegli anni i soprusi e gli orrori erano sotto gli occhi di tutti e lasciavano sgomenti.
Dov’erano nel 1860 i più grandi arsenali d’Italia? Al Sud. Dov’era l’unico insediamento industriale siderurgico moderno ed evoluto, capace di fare concorrenza agli inglesi? In Calabria. Qual era la città più importante d’Europa per la produzione di olio vegetale lubrificante (all’epoca veniva usato quello nella nascente industria, non ancora gli oli fossili e minerali), forse una città del nord? No. Era Gallipoli, dove c’era anche la borsa in cui venivano fissati i prezzi dell’olio industriale a livello mondiale.
Sono solo esempi. Per dire che il Regno delle Due Sicilie aveva una realtà economica che nulla aveva da invidiare a quella del nord. E cosa resta di questa capacità imprenditoriale e produttiva dopo pochi anni dall’arrivo degli invasori piemontesi/lombardi? Quasi niente. Gli insediamenti produttivi più importanti vengono chiusi e smantellati e, per quanto riguarda l’agricoltura, viene negata ai contadini la tradizionale possibilità (concessa dai Borboni) di coltivare le terre demaniali incolte. Che finiscono nelle mani di grandi latifondisti. Riducendo la gente alla fame.
Tutte le risorse devono andare al nord. Tutti i vantaggi competitivi devono essere del nord. Il sud deve essere messo in condizione di non nuocere, deve smettere di essere un (temibile) “concorrente” e diventare solo un mercato. Mercato di acquirenti per le merci del nord e mercato di braccia a basso costo per le fabbriche del nord.
E così è, per molti versi, ancora oggi.
Dove si sono costruite in prevalenza strade, infrastrutture, scuole e tutto quanto serve come presupposto per crescere dal punto di vista economico? Molto al nord. Poco al sud (quando proprio non si è potuto fare a meno…).
E al sud? Al sud si è preferito concedere interventi assistenziali, “gocce” di carità che servono a tenere buona la gente, a farla sopravvivere (evitando che si ribelli e vada in piazza coi forconi) in condizione di sudditanza, con la sensazione che non vi sia alternativa e che “nulla possa cambiare”.
Ci si guarda bene da dare al sud gli strumenti per camminare con le proprie gambe (non sia mai che ci riesca davvero!); gli si danno soprattutto sussidi, pensioni di invalidità, impieghi nelle pubbliche amministrazioni (serbatoi di voti al momento delle elezioni). Insomma gli si fa l’elemosina. Salvo poi insultarlo e colpevolizzarlo per quella stessa elemosina che serve a tenerlo in sudditanza.
E la tanto demonizzata Cassa del Mezzogiorno, chiusa quasi con ignominia, dipinta come “la madre di tutti gli sprechi”? Sono rimasto a bocca aperta nel leggere a quale percentuale del PIL del paese corrispondeva: appena lo 0,5% annuo! E molti dei soldi teoricamente spesi al sud finivano, in realtà, nelle casse di aziende del nord che avevano in appalto i lavori da realizzare al sud.
Sicuramente parte dei soldi saranno stati spesi male, ma negli stessi anni alle regioni del nord andavano, sotto forma di rimesse ordinarie e di investimenti per infrastrutture di tutti i tipi, somme enormemente maggiori, tali da far impallidire i “miliardi” spesi al sud. Le rimesse ordinarie alle regioni del nord non si vedevano (ma venivano incamerate con gran soddisfazione), le rimesse “straordinarie” riversate nella Cassa del Mezzogiorno”, invece, venivano sbandierate a gran voce (specie in periodo elettorale), anche se a ben vedere, non pareggiavano minimamente lo squilibrio di risorse riservate alle regioni del nord.
L’Italia è forse il paese europeo che ha scavato in modo più netto, mediante 150 di sfruttamento sistematico del suo meridione, un solco amplissimo al suo interno, dando vita nei fatti a due nazioni diverse che convivono nello stesso territorio. Mentre altri stati dell’Unione Europea si sono sforzati in qualche modo di colmare il divario tra le loro zone più sviluppate e quelle meno sviluppate, l’Italia si è mossa in direzione contraria, togliendo risorse, dirottandole dalle zone povere a quelle ricche, anziché viceversa.
Dopo la caduta del muro di Berlino la Germania dell’Ovest si è trovata riunita a quella dell’Est, mostruosamente più arretrata. Cosa hanno fatto i tedeschi? Hanno lasciato l’Est al suo destino? No, hanno investito un mare di soldi (dell’ovest), creando infrastrutture, ospedali, strade, ferrovie, scuole. Risultato? Nel giro di 20 anni di sforzi importanti il divario si è quasi annullato e la Germania è diventata, complessivamente, ovest più est, il paese economicamente più forte d'Europa.
Chi è, invece, che oggi affonda, anche e soprattutto perché la sua parte meridionale non è stata messa in grado di svilupparsi e di progredire? Chi è stato intelligente e chi miope, in modo autolesionista?
Di più: l’Italia è il paese europeo che più di ogni altro ha elevato il razzismo a ideologia politica, con la nascita e il successo della Lega Nord, il soggetto che più di ogni altro si permette di insultare la storia e di mentire spudoratamente su quello che è successo in questo paese. La Lega, ripetendo all’infinito, come un mantra, una serie di idee preconcette (che i fatti dimostrano false!), ha consolidato il convincimento che fossero vere.
Negli altri paesi le formazioni politiche di ispirazione razzista vengono temute ed emarginate. Da noi vanno al Governo!
E’ lo stesso meccanismo che usa Berlusconi, applicato al razzismo. Ripetere all’infinito, in ogni occasione, su giornali e tv, in discorsi pubblici e interviste, un’interpretazione della realtà falsata e funzionale ai propri scopi, che per il fatto stesso di essere “data per scontata”, finisce per “sembrare” vera.
Così 150 anni di affermazioni false hanno finito per convincere non solo la gente del nord (per lo meno quella più ignorante) ma, quel che è più grave, anche la gente del sud. Che ha cominciato a “percepirsi” come meno capace, meno importante, perdendo la piena consapevolezza di quanto sia stata sistematicamente sfruttata e schiacciata, se non addirittura derubata nel corso dei decenni. Ha cominciato a convincersi che davvero sia “colpa sua” se non sa produrre e progredire (produrre con cosa, se i mezzi a disposizione sono una frazione di quelli a disposizione degli imprenditori del nord? Eppure alcuni ci riescono lo stesso!). Gente del sud che ha perso persino il ricordo di avere alle spalle una civiltà straordinaria e una storia, anche economica, superiore alla storia delle regioni del nord, che beneficiano di condizioni enormemente più favorevoli, createsi tutte in tempi relativamente recenti, a partire dall’Unità d’Italia.
Ma lo sanno gli “amici” della Lega Nord, che prima dell’Unità il Piemonte e la Lombardia venivano sprezzantemente considerate dall’Impero Austro Ungarico come il sud sporco, incapace e fannullone del loro efficiente impero, abitato da gente da cui era inutile aspettarsi qualcosa, perché “geneticamente” incapace? Esattamente come oggi molti lombardi etichettano i calabresi.
Ha ragione De Crescenzo quando scrive che: “si è sempre meridionali di qualcuno!”
Fate un favore a voi stessi: leggete TERRONI. Forse non è un libro straordinario dal punto di vista squisitamente “letterario” (in tutta sincerità lo stile di Aprile non mi piace, potrebbe essere molto più stringato ed efficace), allo stesso modo in cui forse non è un gran libro, letterariamente parlando, neppure “Gomorra”, di Roberto Saviano.
Eppure sono libri irrinunciabili se vogliamo capire qualcosa della realtà che ci circonda.
Ripeto, non in quanto settentrionali o meridionali: ma in quanto italiani.
Se poi non vi frega niente di capire … buon facebook a tutti!

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"Si è sempre meridionali di qualcuno!" (Luciano De Crescenzo)

4 commenti:

  1. Grazie di aver tradotto in parole il mio pensiero (pur non avendo letto il libro, cosa che farò al più presto). Mi sento meno sola (vivo in provincia di Varese... è detto tutto!)

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  2. Alcune persone, dopo aver letto il post, mi hanno scritto le loro perplessità sul libro di Aprile, evidenziando che, a loro parere, alcuni dei dati che fornisce sono "forzati" o male interpretati, e che alcune chiavi di lettura non erano convincenti.

    Il libro è indubbiamente e fortemente "partigiano" e io per primo non mi sento di sposarne acriticamente l'intero contenuto. Ma con le precisazioni e i distinguo del caso, i concetti fondamentali, il messaggio che esprime, a mio parere non si possono non condividere. A qualunque latitudine sia situata la nostra casa.
    E' ora che la gente del sud, specialmente le nuove generazioni, superi ogni complesso di inferiorità e ogni (indotto) senso di colpa. Almeno sul piano culturale questo Paese DEVE provare a fare dei passi avanti.

    Io non sono un politico. La sola cosa che so fare è scrivere. Il mio contributo posso darlo solo su questo piano. In ogni caso zitti non si può e non si deve stare.

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    1. dopo aver letto il tuo post ho letto le primissime pagine del libro e quanto prima lo finirò...non ho parole è semplicemente disgustoso ciò che ci hanno fatto (sono barese e sono orgoglioso di esserlo)

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  3. Molte grazie. Mi farò una dose di questo libro. Viva l'Italia.

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