venerdì 6 aprile 2012

CONVIVERE CON UNO SCRITTORE NON FAMOSO

So cosa state pensando: che questo post avrebbe dovuto scriverlo mia moglie.
E’ anche vero, però, che quando, come nel nostro caso, ci si conosce da almeno una vita (non so se credete nella reincarnazione, ma io non mi sentirei del tutto di escludere che certe coppie si rincontrino e continuino, masochisticamente, a risposarsi in ogni nuova esistenza), si finisce, se non proprio per imparare a leggere nel pensiero della consorte, a intuire comunque una fetta significativa dei suoi pensieri. Anzi: a volte è sufficiente registrare mentalmente la semplice angolazione anomala di un suo sopracciglio per capire che non solo non è d’accordo con quello che avete appena detto, ma sta pensando in tutta coscienza che siete un coglione. Per cui immaginate che questo post lo stia scrivendo dopo avere letto una mezzoretta nella sua mente.
Se state valutando di fidanzarvi o, comunque, in qualche modo di “compromettervi” con un aspirante scrittore/scrittrice è giusto che sappiate che vi state votando da un lato a una vita di stenti, in quanto non solo “carmina non dant panem”, ma neanche formaggio e tanto meno  bistecche, e dall’altro a una vita promiscua, a un torbido triangolo in cui sarete sempre lui, lei e l’altra. Il terzo incomodo si chiama scrittura e vi si piazzerà costantemente tra i piedi richiedendo prepotentemente una fetta significativa dell’attenzione del vostro compagno/a.
Proprio mentre siete nel bel mezzo di un’interessantissima disquisizione su come era vestita male la vostra amica Anastasia al matrimonio della Luciana, proprio nel momento esatto in cui state toccando l’apice descrivendo la bruttezza di quelle scarpe pitonate da “entreneuse” (per non dire “battona”, che suona male detto da una signora), vi capiterà di cogliere negli occhi di lui “quello” sguardo. Lo sguardo di chi fa spudoratamente finta di seguirvi mentre sta pensando a tutt’altro. Mi direte: e che c’è di nuovo? Non fanno così tutti gli uomini (dopo che gliel’avete data)? Verissimo, ma gli altri uomini magari sono distratti dai soliti pensieri elementari che popolano la mente dei maschi: pappa, cacca, calcio, macchina nuova.
Il vostro lui, invece, scrittore di opinabile talento e di sicura mancanza di fama, con ogni probabilità in quel preciso momento è mentalmente ed emotivamente insieme a “quell’altra”! Nella sua piccola mente perversa, infatti, sta probabilmente pensando a un possibile finale per il suo romanzo in lavorazione o, peggio, a come utilizzare la scena e i dialoghi che voi state descrivendo “cannibalizzandoli” in qualche racconto sul quale sta meditando da tempo.
Il grande problema dello scrittore non famoso, comunque, è la sua ondivaga autostima.
L’autostima dello scrittore non famoso raggiunge picchi vertiginosi solo in rarissime occasioni. Uno di questi casi è quando termina la prima stesura di un nuovo romanzo. Ma voi, che siete esperta e vivete da tempo con lui, sapete benissimo che si tratta solo di una breve parentesi e che l’indomani, quando comincerà a rileggere il suo lavoro, lo troverà inevitabilmente scadente e insoddisfacente e subito vorrà ritentare il suicidio ingoiando il viacal.
Altre ipotesi che fanno impennare l’autostima sono rappresentate, per esempio, dalla notizia di una segnalazione o di una “menzione d’onore” (menzione d’onore?) al Premio Letterario “Porchetta senza Frontiere”, o dalla mail entusiasta della signora Pina di Gallarate che scrive per informare vostro marito che ha letto il suo romanzo “Sette spose per sette piselli” e l’ha trovato davvero commovente. Fa niente se il romanzo era comico e lei non l’ha capito.
Ma sono, per l’appunto, brevi parentesi. Per il resto del tempo lo scrittore non famoso, da buon psicolabile, ha bisogno di continua assistenza psicologica. Per cui destino del compagno o della compagna dello scrittore non famoso è imparare a memoria appositi “mantra” contenenti frasi del tipo: “ma certo che hai talento”, “il fatto è che in Italia c’è una mafia letteraria”, “la gente, in media, è troppo ignorante”, “io ho grande fiducia in te” e simili. Dette frasi vanno ripetute con cadenza almeno giornaliera o anche più volte al dì, secondo necessità. Indifferente che sia prima o dopo i pasti.
Sostenere l’autostima dello scrittore non famoso è essenziale per diverse ragioni. In primo luogo se scende troppo lo scrittore non famoso non lavora più. E non sto parlando di lavoro letterario (che se foste sicura che non scrivesse più ci sarebbe da farci un pensierino), ma proprio di lavoro-lavoro. Se gli crolla l’autostima va a finire che si fa licenziare dal catasto o dalla banca. Scherziamo? E poi come lo pagate il mutuo? Con i 27 euro e 55 centesimi di royalties annui del suo ultimo romanzo? Ma poi quando allo scrittore non famoso gli cala l’autostima, poi “cala” anche qualcos’altro. Come si dice infatti in questi casi? Vogliamo dirlo in inglese che suona meno volgare? “The bird does not want thoughts” (la traduzione mentale, però va fatta in napoletano, che viene meglio). Quindi se ogni tanto volete ancora trombare col vostro scrittore non famoso, tocca “sostenerlo” in qualche modo. Mi permetto di suggerirvi di risparmiare sull’acquisto di pilloline blu e di utilizzare invece un bieco espediente praticamente gratuito: la sera, quando state scivolando sotto le coperte al suo fianco, prendete per un momento in mano il best seller dell’anno che tenete sul comodino, poi rimettetelo giù subito dopo con un (falso) gesto di insofferenza e mormorate, come per caso: “che stronzata ‘sto libro… ma la vuoi sapere la verità? Tu scrivi meglio di questo pallone gonfiato!”.
Risultato (nei limiti delle sue modeste possibilità) pressoché assicurato.



Scrittore non famoso reagisce alla notizia di non essere tra i vincitori del Premio Letterario Birra Raffo.

2 commenti:

  1. esilarante...e tragicamente, vero! Direi che vale anche per gli sceneggiatori non famosi...
    antonio

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  2. Vale per tutti gli Autori, fidatevi:) Post condiviso su FB.

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