mercoledì 28 marzo 2012

Una piuma (dolorosi inganni della mente...)

In uno dei siti letterari che mi piace bazzicare, c'è un gruppo che fa un simpatico gioco.
Ogni mese viene scelta una parola e bisogna improvvisare un racconto in cui quella parola abbia un ruolo significativo. La parola di questo mese era "piuma". Una parola che suggerisce a una prima lettura un'idea di leggerezza. Quando, però, mi sono messo al PC per scrivere, quello che mi è venuto fuori, di getto, è qualcosa di molto poco "leggero".
Se vi va di leggerlo posto qui di seguito il breve racconto.


UNA PIUMA

La giovane donna entra, si chiude la porta alle spalle con un gesto affaticato, si guarda intorno.
Una piccola camera con un letto senza lenzuola, un armadio sulle cui ante sono attaccati vecchi adesivi ormai rovinati, un cassettone e una scrivania ingombra di carte. La stanza sembra essere stata sorpresa nel mezzo di qualche mutamento.
Le persiane sono abbassate a mezzo: su tutto regna una penombra incerta.
La giovane donna lascia che lo sguardo corra sugli oggetti, poi si dirige alla scrivania e si lascia cadere sulla sedia che è lì davanti. Per alcuni istanti resta immobile, come non avesse forze sufficienti per fare altro. Poi le mani cominciano a muoversi da sole, toccando distrattamente gli oggetti sul piano di fronte a lei. Spostano. Rispostano. Prendono. Lasciano. Non sembra esserci uno scopo; non dà l’impressione di cercare qualcosa. Infine apre uno dei cassetti. Mille cianfrusaglie: due caricabatteria per cellulare, dei braccialetti, delle scatoline, dei pupazzetti, un lettore digitale di musica, altre cose difficili da identificare. Lo chiude. Ne apre un altro. Fogli e fogli, matite, colori, gomme da cancellare a forma di animale. E un’agendina rossa.
La giovane donna la prende. La tiene in mano senza decidersi ad aprirla. Dal modo in cui la maneggia sembra si tratti di un ordigno pericoloso invece che di un insieme di foglietti di carta rilegati con una copertina di cartone. Infine la socchiude.
Non c’è abbastanza luce. Allora accende una piccola lampada da tavolo.
Scorre le pagine. Fino all’ultima. Ci sono delle righe che forse sono qualcosa di simile a una poesia.
Che comincia a leggere.


Non sopporto più nessun peso.
Non sopporto più nessuno sguardo.
Non sopporto più nessuna parola.
Voglio essere solo anima, solo libertà, solo leggerezza.
Loro non capiscono, loro non ascoltano, loro non comprendono.
Loro sono materia, loro sono pesantezza, loro sono banalità.
Non hanno occhi per vedere la vera bellezza
Non hanno occhi per amare l’essenza
Sono legati al peso della terra
Sono legati al peso della carne
Sono legati al peso di pregiudizi stantii.
Solo io vado oltre
Solo io sogno il volo
Solo io so togliere per avere
Solo io so abbandonare per raggiungere
Solo io so rinunciare per meritare.

Solo io sono una piuma…


La giovane donna non riesce più a leggere. Gli occhi si sono riempiti di lacrime, le mani tremano.
E’ costretta a poggiare la piccola agenda rossa.
In quell’istante la porta alle sue spalle si apre piano.
“Sono di là… Devono chiudere…” dice una voce conosciuta.
“Va bene… Arrivo…” risponde cercando di controllare la voce.
La porta si chiude. Lei prende un fazzoletto dalla manica del golfino, si soffia il naso. Passa un lembo sotto gli occhi gonfi. Quindi respira forte, si alza ed esce. Percorre un breve corridoio e entra nel soggiorno, dove la aspettano silenziosi amici e parenti. Al centro della stanza alcuni uomini si muovono con discrezione intorno a una lunga cassa poggiata su dei cavalletti.
“Un attimo…”, mormora a uno di loro, che tiene tra le mani il coperchio della cassa. L’uomo annuisce e si blocca. Attende.
La giovane donna si avvicina e lancia un ultimo sguardo.
Nella bara sua sorella.
Il suo corpo ci si perde dentro, senza riuscire a riempirla.
Prima dell’ultimo collasso, da cui non si è più risvegliata, era riuscita a scendere ancora di peso.
Meno di 30 chili.

Una piuma…

1 commento:

  1. beh sì ... "qualcosa di molto poco "leggero" " .... ciaooooooo

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