mercoledì 21 settembre 2011

In macchina, di notte, sotto un diluvio, per le strade di un quartiere periferico che più periferico non si può. Oltre c'è solo la pista dell'aeroporto.
Devo recuperare un figlio da una festa di compleanno. Loro in qualche appartamento, al calduccio, ballano e ridono: io apro le acque con le ruote, come Mosè, e impreco a mezzo voce, cercando l'indirizzo.
In questa città non piove quasi mai. Quando piove succede un casino: l'acqua non sa dove deve andare, così si ferma  a riflettere in mezzo alle strade o scende allegramente in scantinati e garage sotterranei.
Compare un serpentone soprelevato di cemento, sorretto da alti pilastri. Credo che prima o poi ci camminerà sopra un treno, una "metropolitana leggera", qualcosa del genere.
La sensazione è quella di essere in un film, uno di quelli poco rassicuranti, un thriller o, peggio, un horror. Quelli in cui, da un momento all'altro, sbucano sulla strada cadaveri ambulanti, zombie dondolanti o vampiri ghignanti. O una bella ragazza che ti chiede un passaggio e tu, idiota, glielo dai, e poi quella si rivela essere una psicopatica che uccide i cretini di mezza età che girano di notte alla ricerca di figli che partecipano alle feste di compleanno.
Quindi, se adesso salta fuori qualcuna e mi chiede un passaggio, col cavolo che glielo do!
Vabbè che poi, se salta fuori in questo posto dimenticato da Dio, difficile sia una psicopatica: molto facile invece che sia una battona in cerca di clienti.
Sospiro.
D'accordo, questo giro in macchina di notte è una seccatura, ma... in fondo non c'è un vero motivo per questo istante di monumentale malinconia.

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